Salute

Caffè e salute: effetti positivi e aspetti da valutare

Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo e non è esagerato affermare che per gli italiani è un vero e proprio rito quotidiano.

Dato l’elevato consumo non deve stupire che siano moltissime le ricerche scientifiche sugli effetti che tale bevanda può avere sulla salute. A tal proposito, è ormai unanimemente accettato il fatto che, in persone sane, un consumo moderato può esercitare un’azione protettiva su cuore e vasi sanguigni.

Le considerazioni che seguono riprendono i principali spunti di un articolo pubblicato sul portale Humanitas San Pio X, che ha fatto una sintesi dati più solidi disponibili sull’argomento.

Al netto di questi approfondimenti, un consiglio che si può dare in linea generale è quello di orientarsi verso prodotti di ottima qualità magari approfittando di un’offerta caffè o di una particolare promozione. In tal modo si sarà sicuri che il processo di produzione sia stato controllato fin dall’origine.

I potenziali benefici per l’apparato cardiovascolare

Gli effetti positivi dell’assunzione di caffè dipendono non solo dalla caffeina (un alcaloide), ma anche dai polifenoli, dall’acido clorogenico e da altre molecole bioattive che agiscono come antiossidanti e modulatori dell’infiammazione. Vi sono diversi studi, condotti in Italia all’estero, che indicano che, entro il limite prudenziale di circa 400 mg di caffeina al giorno (pari, per la maggior parte delle persone, a quattro-cinque espressi), l’assunzione di caffè non aumenta la pressione arteriosa ma, anzi, può contribuire a mantenerla stabile; nello stesso intervallo di consumo si registra una minore incidenza di infarto, ictus e fibrillazione atriale. L’effetto cardioprotettivo si osserva a prescindere dal metodo di estrazione, purché si evitino preparazioni non filtrate particolarmente ricche di diterpeni.

Effetti sui livelli di colesterolo totale e sul sistema nervoso centrale

L’assunzione di una quantità moderata di caffè sembra favorire il controllo del colesterolo totale e, soprattutto del colesterolo LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo”.

È poi noto a tutti l’effetto “anti-stanchezza” del caffè; la caffeina, infatti, che è una sostanza psicoattiva, stimola il sistema nervoso centrale riducendo la stanchezza e aumentando il senso di vigilanza. Detto ciò, non la si può certo considerare un “sostituto del riposo”, tant’è che un uso eccessivo può avere effetti deleteri sui tempi di addormentamento e sul sonno.

Si deve anche ricordare la sua blanda azione analgesica; non è un caso che la caffeina venga associata al paracetamolo (il principio attivo della nota Tachipirina) in alcuni farmaci usati per il trattamento delle cefalee lievi.

La tolleranza individuale

È corretto precisare che gli effetti della caffeina variano da individuo a individuo poiché in ogni soggetto esiste una predisposizione genetica a metabolizzare più o meno rapidamente le sostanze, caffeina compresa. Questo spiega perché alcune persone possono bere tranquillamente un caffè dopo cena, mentre altre possono avere problemi di sonno se bevono una tazzina nel tardo pomeriggio.

Se si rientra nella categoria dei “lenti metabolizzatori”, ma si ama molto il caffè, si può prendere in considerazione la variante decaffeinata, ormai presente in moltissime varietà di gusto.

Situazioni a cui prestare attenzione

Nonostante un consumo moderato di caffè possa avere effetti positivi, esistono alcune condizioni che richiedono una maggiore cautela. Per esempio, nelle donne che sono in stato interessante, le linee guida raccomandano di non superare i 200 mg di caffeina (circa due espressi e mezzo).

Una limitazione nei consumi è opportuna anche nelle persone che soffrono di gastrite o di reflusso gastroesofageo.

Le stesse considerazioni valgono anche per le persone che manifestano spesso extrasistolia o palpitazioni. Anche nei soggetti ansiosi è consigliabile un consumo ridotto. In caso di dubbi si può consultare il proprio medico curante.

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